Descrizione
Diciassette giorni, con dodici giorni in anticipo rispetto alla scadenza. È questo il tempo medio impiegato dal Comune di Pistoia per pagare le fatture dei propri fornitori, dato rilevato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze attraverso la Piattaforma dei Crediti Commerciali (PCC), sulla quale transitano le fatture che pervengono agli enti e dove vengono caricati i dati dei pagamenti. Si tratta, quindi, di un risultato che vede Pistoia tra gli enti pubblici più virtuosi e maggiormente tempestivi in tema di pagamenti, considerato anche che tutti gli enti della pubblica amministrazione sono tenuti a pagare le fatture entro 30 giorni dalla data di emissione (con alcune eccezioni che consentono il pagamento entro 60 giorni).
A fronte di 37,8 milioni di fatture commerciali arrivate nel corso dell’anno, al 31 dicembre 2019 all'Amministrazione pistoiese rimanevano da pagare soltanto 75 mila euro: il Comune aveva pagato il 99,8% delle sue fatture. Si tratta di un risultato importante e virtuoso, realizzato con il coordinamento del servizio finanziario, ma con il contributo di tutti i servizi dell’ente, che si adoperano per liquidare rapidamente le fatture che pervengono giornalmente al Comune sui lavori e forniture ordinati.
Il Comune di Pistoia ha posto come uno dei suoi obiettivi principali quello di diminuire il più possibile i tempi fra il momento in cui una fattura perviene all’ente e il momento del pagamento. Il rispetto dei tempi di pagamento è un fattore di fiducia nella pubblica amministrazione che evita ai fornitori di doversi avvalere di onerosi anticipi da istituti finanziatori per rimediare ai ritardi della pubblica amministrazione. Il rispetto dei termini è, inoltre, garanzia per la pubblica amministrazione di ottenere migliori condizioni di fornitura risparmiando sui costi che gravano in ultimo sulla collettività.
Rispetto ai dati nazionali, il Comune di Pistoia risulta in totale controtendenza. Il 28 gennaio, infatti, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha constatato una violazione da parte dell’Italia della Direttiva 2011/7/UE, poiché non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni rispettino i termini di pagamento dei debiti commerciali in termini inferiori a 30 o 60 giorni di calendario. Il fatto che la Corte abbia certificato questo inadempimento prevede che l'Italia si «conformi alla sentenza senza indugio - spiega la stessa Corte -. La Commissione, qualora ritenga che lo Stato membro non si sia conformato alla sentenza, può proporre un altro ricorso chiedendo sanzioni pecuniarie».Già la legge di bilancio 2019 aveva posto in capo agli enti locali non rispettosi dei tempi di pagamento per il 2019 pesanti sanzioni in termini di accantonamenti di fondi a garanzia dei pagamenti sul bilancio 2020. Le sanzioni sono state poi posticipate di un anno.
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Ultimo aggiornamento: 9 dicembre 2024, 12:04