MEZZ’ARIA - La strana apertura della ricerca sonora

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Data :

9 dicembre 2024

Municipium

Descrizione

Venerdì 19 maggio alle ore 19 inaugura «Mezz'aria. La strana apertura della ricerca sonora», collettiva che espone le ricerche attorno al suono di 16 artisti italiani negli spazi del Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni di Pistoia. Sviluppata con modalità espositive ibride, si espande nel corso del periodo di apertura - dal 20 maggio al 25 luglio 2023 - in altri luoghi del museo e della città attraverso un calendario di interventi dal vivo. Il progetto è a cura di Nub e di Gabriele Tosi ed è realizzato da Nub Project Space in collaborazione con Comune di Pistoia/Musei Civici/Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni.
«La mostra collettiva che sarà inaugurata venerdì a Palazzo Fabroni - sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Pistoia, Benedetta Menichelli - è un progetto culturale innovativo e interessante, una sperimentazione di varie forme di arte tra cui suono, performance, installazioni, foto, che si inserisce a pieno titolo nella linea programmatica del dialogo fra i diversi linguaggi della contemporaneità avviata da tempo dal Museo del Novecento e del Contemporaneo di Pistoia».
Il cuore dell'evento è la ricerca attorno al suono inteso come strumento di conoscenza e riflessione, come oggetto reso tangibile attraverso il legame con le gestualità, i materiali, i territori e il racconto, passando per la sua espressione live, nell'esibizione musicale e vocale. «Mezz'aria» porta dentro e fuori le sale di Palazzo Fabroni voci, dispositivi, testi, immagini, suoni, oggetti e opere, presentati incrociando installazioni, performance e pratiche diverse. Comprende oltre 20 interventi, tra quelli fruibili nel museo e altri dal vivo, frutto di un invito rivolto ad artisti confluiti negli ultimi due anni presso Nub, project space di Pistoia dove da tempo convergono esperienze contemporanee di sperimentazione e ricerca sonora. L'esposizione, allestita nell'ultimo piano di Palazzo Fabroni, si presenta di colore blu: i curatori sono infatti intervenuti sull'architettura in maniera immateriale, facendo in modo che la luce che filtra dalle finestre (volutamente mantenute aperte, lasciando liberi gli affacci sulla città e sul giardino) colorasse le 11 sale. La scelta rappresenta un primo richiamo a molti dei contenuti in mostra - legati alle dinamiche tra interno ed esterno, tra intimo e collettivo, spesso a contesti notturni o spirituali - ma soprattutto è una dichiarazione di metodo: rendere la luce visibile e percepibile coincide con la forte volontà, che anima l'intero progetto, di rendere vivibile e tangibile l'esperienza sonora, presentando in modo accessibile e stimolante anche per non addetti ai lavori le ricerche degli autori Marco Baldini, Elena Biserna, Luca Boffi, Andrea Borghi, Francesco Cavaliere, Stefano De Ponti, Nicola Di Croce, Giulia Deval, Alessandra Eramo, Renato Grieco, Riccardo La Foresta, Enrico Malatesta, Chiara Pavolucci, Leandro Pisano, Diana Lola Posani e Francesco Toninelli.
Il percorso è articolato in due metà in ragione del camminamento sospeso che divide in due l'ultimo piano del Fabroni e lo spettatore può scegliere a proprio piacimento da quale lato cominciare la visita. Diversamente da ciò che ci si aspetterebbe in una mostra sul suono, in «Mezz'aria» non c'è nulla da attivare, né dispositivi da accendere o cuffie da indossare, poiché può essere fruita anche solo camminando e attraversando gli spazi che la ospitano. L'interazione del pubblico, laddove suggerita, implica un coinvolgimento estremamente immediato. Il progetto vuole anche essere occasione di sperimentare modalità possibili di sentire assieme e in solitudine, facendo oscillare le abitudini individuali, sostituendo ai linguaggi freddi della condivisione digitale le emozioni calde e conflittuali della compresenza. La mostra suggerisce inoltre una fruizione contaminata - le ricerche degli artisti sono presentate in maniera ibridata e non suddivisa sala per sala - sviluppando reciprocità inedite e miscele inattese attraverso l'uso di volumi bassi e materiali misti, tra i quali figurano anche partiture e oggetti legati alla pratica performativa. Il tentativo è reso possibile dal coinvolgimento attivo degli autori e dalla loro disponibilità a rimodulare in favore dell’altro i propri interventi.
Una delle due estremità del percorso a Palazzo Fabroni ospita la scrivania con i materiali legati a Lip Sync, l'intervento di Renato Grieco previsto dal vivo la sera dell'opening. Grieco mette in scena una sorta di 'ufficio' che ruota attorno alle opere e ai linguaggi in mostra, rielaborando in chiave surreale, e ironicamente burocratica, i temi del progetto e quanto condiviso dagli altri artisti coinvolti.
«Mezz'aria» si articola in sei sezioni (L'incantesimo, Passo incrociato, Futuro antico, Il bambino e la caccia, Magia bianca e magia nera, Ufficio linguaggi smarriti). Talvolta suggeriscono chiavi di lettura legate all'uso del suono come mezzo di conoscenza, come nel caso del lavoro di Diana Lola Posani attorno alla ricostruzione dell'eidofono con la quale la studiosa ottocentesca Margaret Watts-Hughes esplorava la possibilità di visualizzare la propria voce attraverso l'effetto delle vibrazioni sonore, ma anche come veicolo di immaginazione, fantasia e incantamento, come avviene con gli interventi di Francesco Cavaliere sull'ibridazione di universi e sulla gestualità della narrazione (già temi del libro d'artista «Gancio Cielo», Nero 2022) e con quelli di Giulia Deval ispirati ai caratteri e alle andature di un animale raro, e per l'appunto ibrido, come lo zebrasno. Una sezione vede, inoltre, quale focus il legame tra l'esperienza sonora e la riconnessione con dimensioni primitive ed esistenziali, nonché contesti periferici e rurali: compare qui, ad esempio, la ricerca di Enrico Malatesta attorno alle caveje, attrezzi agricoli che richiamano all'antica civiltà rurale, di cui sono esposti quattro esemplari provenienti dal Museo Etnografico di Santarcangelo di Romagna. Un lavoro 'archeologico' di scavo compiuto da Marco Baldini riguarda invece l'opera del compositore Fluxus Walter Marchetti (1931 – 2015) e il suo libro-trattato del 1968 «Arpocrate seduto sul loto» (qui in prestito dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato) contenente la partitura del concerto «La Caccia». Altri lavori, ancora, indagano il rapporto tra vita, natura e suono, oppure ruotano attorno a quest'ultimo quale strumento di armonizzazione ed equilibrio sia con i luoghi sia con il paesaggio interiore ed esteriore, come accade attraverso l'uso della voce, vicino alla preghiera e alla meditazione, contemplato da Alessandra Eramo.

Ultimo aggiornamento: 9 dicembre 2024, 11:50

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