Consiglio comunale, approvata la modifica della disciplina generale delle tariffe del bilancio

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Data :

9 dicembre 2024

Municipium

Descrizione

Il consiglio comunale ieri ha approvato due provvedimenti.
Il primo riguarda una modifica della disciplina generale delle tariffe per la fruizione di beni e servizi legata al bilancio di previsione passato con 18 voti favorevoli (Fratelli d'Italia, Avanti Pistoia per Ale Tomasi Sindaco, Centristi Forza Italia, Amo Pistoia e Lega), 10 astenuti (Partito Democratico, Pistoia Ecologista Progressista e Civici Riformisti) e nessun contrario.
La delibera è stata presentata dall’assessore al bilancio Margherita Semplici.
«Il consiglio comunale è chiamato ad approvare una modifica della disciplina generale delle tariffe per la fruizione di beni e servizi – ha detto Semplici - che riguarda l’impianto di teleriscaldamento di Sammommé. Con l’approvazione del bilancio 2024-2026 abbiamo approvato una tariffa diversa rispetto a quella del 2023 che prevedeva una differenziazione tra i residenti a Sammommé, e in generale del comune di Pistoia, con 131 euro a kw/h, e i non residenti con un costo di 186 euro a kw/h circa al mese. In realtà quella proposta fatta durante la discussione per il bilancio di previsione non teneva in considerazione alcune problematiche che hanno portato a una interlocuzione serrata e anche positiva con il Comitato di Sammommé».
La storia del teleriscaldamento a Sammommé. «Negli anni 2008-2009 - ha ricordato l’assessore al bilancio - l’Amministrazione comunale di Pistoia propose agli abitanti di Sammommé di realizzare un impianto di teleriscaldamento a cippato. All’epoca si trattava di una scelta apparentemente innovativa, finanziata da un bando regionale. Gli abitanti della zona collinare accolsero la novità con entusiasmo, distaccando le proprie forniture dagli impianti a gpl per allacciarsi a quello del teleriscaldamento. Il contratto partì nel 2010 con degli impegni: prevedere una determinata tariffa che poteva essere aumentata solo in base all’aggiornamento Istat; a carico dell’Amministrazione, invece, gli oneri di mantenimento per l’efficienza dell’impianto. Il gestore economico individuato dopo 5-6 anni manifestò alcune inefficienze con una rimessa di esercizio da parte dell’Amministrazione comunale presa in carico nel 2016 con una delibera approvata dalla giunta di allora che, in maniera unilaterale, aumentò la tariffa non tenendo conto di quanto previsto dal contratto che sarebbe scaduto nel 2020. La decisione fu presa senza una condivisione con gli utenti o comunque una modifica contrattuale. L’Amministrazione garantiva attraverso la presenza di un gestore economico l’applicazione del cosiddetto credito di imposta. In altre parole, a fronte di una tariffa arrivata nel 2020 a 131 euro, gli abitanti pagavano circa 111 euro perché la differenza veniva recuperata dalla ditta Erre Energie attraverso il credito di imposta».Restituzione della gestione dell’impianto al Comune. «Nel 2022 Erre Energie restituisce al Comune la gestione dell’impianto per scelte aziendali – spiega Semplici -. Pertanto l’Amministrazione, nell’assoluta volontà di non interrompere il servizio, si è trovata a dover gestire l’impianto, inserendolo nel proprio contratto calore. La scelta ha presentato subito alcune problematiche. Innanzitutto per l’impossibilità di avere una vera e propria anagrafica aggiornata da parte del gestore uscente, in secondo luogo perché l’Amministrazione comunale, essendo un ente pubblico (non soggetto ad imposte dirette) non poteva più applicare il credito d’imposta: lo sconto nella fatturazione non più applicabile per un ente pubblico, ha generato delle incomprensioni con i cittadini che usufruivano del servizio di teleriscaldamento. L’Amministrazione in carica nel 2016 faceva presente come a fronte della richiesta di uno sforzo economico superiore rispetto a quello previsto nel contratto in termini di pagamento nella bolletta, la stessa si sarebbe impegnata a risolvere le inefficienze dell’impianto di riscaldamento e addirittura a perseguire le eventuali responsabilità riguardo agli aspetti di criticità di realizzazione e di gestione dell’impianto. Tutto questo non fu portato avanti».
Confronto tra Amministrazione e Comitato di Sammommé. «Da questo confronto – ha spiegato Semplici – è stato valutato che l’unica strada per riuscire ad ottenere una gestione lineare rispetto a quello che è il contratto firmato a suo tempo sia di tornare ai dettami precisi e puntuali del contratto. Pertanto è stata presa la tariffa fissata all’inizio, integrata dagli aggiornamenti dell’Istat come previsto dal contratto, ed oggi (ieri, ndr) la proposta che la giunta sottopone al consiglio è di riapprovare un indirizzo che preveda un ritorno al contratto e consenta, così, di abbandonare quei meccanismi legittimati unicamente da una delibera del 2016 che presenta delle criticità. L’approvazione del provvedimento consentirà di stipulare un nuovo contratto con gli utenti di Sammommé e di poter inserire l’impianto nella gara calore dell’Amministrazione comunale, che dovrà essere fatta nel 2025 per individuare un nuovo gestore. Pertanto per l’anno 2024-2025 c’è una sensibile riduzione della tariffa per il teleriscaldamento nella consapevolezza che, dal 2026, potrà esserci un gestore in grado di intervenire efficientando l’impianto e garantendo il servizio con quelle caratteristiche che soltanto un gestore economico, e non l’Amministrazione comunale, può garantire. Le ragioni che ci inducono ad approvare in corsa questa modifica è legato al termine di scadenza (15 marzo) dell’approvazione del bilancio».
La seconda delibera, approvata all’unanimità, è stata presentata dall’assessore all’urbanistica Leonardo Cialdi.
«Il provvedimento riguarda la concessione di una deroga agli Istituti Raggruppati – ha spiegato Cialdi -, un’ente pubblico di servizi alla persona, per alienare e locare il loro patrimonio immobiliare al fine di reperire fondi che servono sia alla propria missione, con particolare riferimento dei servizi rivolti ai minori, sia alla manutenzione di fabbricati divenuti vetusti».
«Gli Istituti Raggruppati hanno due appartamenti rurali nella zona di Ramini – ha proseguito l’assessore all’urbanistica - all’interno di un più ampio edificio formato anche da un piccolo fabbricato di pertinenza e una corte di 320 metri quadrati. L’ente vuole deruralizzare e vendere gli appartamenti. Il Regolamento urbanistico in vigore permette la deruralizzazione di un fabbricato soltanto quando questi ha una corte di pertinenza di un minimo di 600 metri quadrati. Pertanto per permettere agli Istituti Raggruppati di vendere gli appartamenti con i requisiti richiesti, è necessario un atto in deroga al Regolamento urbanistico, visto che l’area di pertinenza del fabbricato di loro proprietà è al di sotto del minimo richiesto dal regolamento e cioè 320 metri quadrati». 
«L’operazione permetterà agli Istituti Raggruppati – ha concluso Cialdi - non solo di diminuire il loro carico tributario, ma anche di investire in altre ristrutturazioni del patrimonio che detengono e di finanziare parte delle attività che svolgono». 

Ultimo aggiornamento: 9 dicembre 2024, 11:35

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